In Giugno 9, 2014

Nello schema di disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri, in cui sono prescritti gli standard di commercializzazione dei derivati del pomodoro, perciò, i requisiti di qualità necessari alla distribuzione di questi, non è contemplato l’obbligo di segnalarne il luogo di provenienza in etichetta. Con l’occasione, la proposta di legge, avrebbe potuto, invece, estendere il dovere di indicare la provenienza in etichetta dalla passata a tutti gli altri derivati. La scelta avrebbe, così, garantito continuità e rispetto della legge approvata dal Parlamento italiano sull’obbligo di mostrare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti al fine di essere commercializzati.

La notizia risulta allarmante, secondo Coldiretti, alla luce del fatto che dal 2011 le importazioni dalla Cina di derivati del pomodoro sono aumentate del 17% (circa 113 milioni di chili), andando a costituire il 15% della produzione italiana di pomodoro fresco destinato alla lavorazione. L’incremento delle importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina, quasi quadruplicate nell’ultimo decennio, causa, pertanto, serie difficoltà per i coltivatori italiani, non ricompensati opportunamente. Tale decisione sarebbe stata un valido aiuto nel contrastare potenziali truffe effettuate sulla base di Made in Italy non veri. La quantità di concentrato che arriva in Italia, infatti, si aggira sui 2 quintali e, una volta trasformato, viene considerato italiano poiché è obbligatorio riportare solo il luogo in cui è stato confezionato.

 

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