In Giugno 9, 2014

Presentato a Dicembre uno studio approfondito voluto dall’OCSE sull’analisi delle problematiche e i disturbi da stress lavoro correlato nelle aziende; l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ha pubblicato l’analisi integrale effettuata durante l’anno sulle malattie mentali correlate alla professione intitolando lo studio “Sick on the job?” (Malato a lavoro?) con la principale idea di identificare le cause di tutte le malattie che, in maniera più o meno frequente, causano disturbi a medio lungo termine al lavoratore offrendo un contributo d’analisi incentrato su:

  • analisi dei disturbi
  • età e professione
  • approcci di tutela

Dal rapporto emerge subito un dato preoccupante in relazione all’attuale situazione economica, infatti, i più colpiti da malattie mentali a lavoro come lo stress lavoro correlato, sono i giovani. Preoccupati dall’attuale crisi, i lavoratori assumono atteggiamenti di preoccupazione spesso eccessivi inerenti il futuro lavorativo comportando un sensibile aumento delle fonti di esposizione a fenomeni patologici quali ansia e stress.

L’obiettivo dello studio, spiega l’OCSE è proprio quello di individuare un approccio univoco valido per l’analisi di tali disturbi durante le fasi strategiche che vedono nella medicina del lavoro e nel ruolo del medico competente il principale strumento di tutela nei luoghi di lavoro. All’interno dei piani di sicurezza dovranno in questo senso essere rivalutate le fasi di assistenza ai lavoratori più esposti e, come avviene nel Documento di Valutazione Rischi, l’OCSE propone di analizzare in maniera precisa ogni fonte di probabile disturbo e, una sintesi specifica, sulle condizioni di lavoro con un focus sulle pratiche di licenziamento inutili che recentemente hanno subito un sensibile aumento.

L’analisi, partita da un progetto più ampio: Mental Health System in OECD countries, si è sviluppata su uno studio di tipo qualitativo nell’interpretazione degli esperimenti in vari campi d’attività, analizzando i costi relativi all’incidenza dei disturbi, rilevati al tassto del 4% sul PIL dell’intera Unione Europea.

 

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